Zoom Bags: storia di un’idea e di una valigia
Quando viaggi non vuoi pensare. O meglio: forse vuoi farlo, vuoi pensare a divertirti, vuoi pensare alla libertà dell’aereo, del volare sopra i mari e le catene montuose, le città e le persone; vuoi pensare al treno che corre sui binari, sempre paralleli, sempre loro due; vuoi pensare all’auto o alla moto, a quelle ruote che direzioni sull’asfalto caldo dell’estate. Vuoi pensare al futuro, quando sarai tornato e racconterai a tutti quello che è stato. Sai che dovrai trovare le parole giuste, quelle capaci di rendere al meglio le tue emozioni, per far rivivere a chi ti ascolta le tue esperienze.
Viaggiare è questo: essere liberi, avere la possibilità di conoscere l’altro. E poi condividere, parlare, trasferire stati d’animo e impressioni.
Ma non solo: viaggiare può essere anche una questione di necessità. Il lavoro contemporaneo spesso significa essere sempre in movimento, spostamenti continui, di città in città, come api operaie instancabili.
Zoom Bags parte da qui: dall’intersezione tra la funzionalità e la necessità di un racconto.
Chiara è stanca. È rientrata in casa da un volo lunghissimo, nello specifico un viaggio di lavoro. Chiara è una donna in carriera, una designer affermata con all’attivo già diverse esperienze in brand di livello assoluto. Ma ora non è questo che conta: la stanchezza prende il sopravvento, le gambe gonfie, Chiara che si tuffa sul letto. Il resto può aspettare.
L’indomani Chiara è rinata, riconciliata dal sonno del suo materasso, dalle sue lenzuola morbide, dal proprio cuscino che sarà sempre migliore di quello di un hotel. La mattinata è libera, come il cielo senza nuvole. Chiara sa che stamani è il momento di rimettere insieme i pezzi, di riordinare i pensieri e le parole, di ricomporre il puzzle dei giorni passati, le interminabili ore in riunione, le schermate del pc, le call, i colleghi, le interazioni umane. Chiara, testa sul cuscino e occhi rivolti al soffitto, fa il punto della situazione: la sua mente prevede gli step da seguire e se li figura davanti. Il primo in ordine cronologico, dopo una doccia rinvigorente e una colazione leggera, è disfare la valigia.
Mentre i denti di Chiara vengono spazzolati con metodo, la valigia è arroccata in un angolo del piccolo salotto: se ne sta lì, immobile, aspettando di essere disfatta. È una valigia di quelle rigide, pesanti, enormi. È una valigia “impegnativa”…
Chiara esce dal bagno e va incontro al trolley. Lo trova lì dove l’aveva lasciato, carico di strumenti da lavoro, oggetti e vestiti. Chiara lo apre in due e la corazza rigida del bagaglio piomba sul pavimento bianco. Poi si china, apre le cerniere e ne estrae il contenuto. Chiara si muove decisa, esperta ormai di questa routine che compie con frequenza regolare: prepara, vai, torna, disfa; e poi ancora, da capo, e ancora di nuovo. Chiara sospira.
La settimana è passata tra la lavatrice, i panni sporchi in lista d’attesa ,la scrivania e l’armadio. La valigia però rimane lì – sempre – come un punto interrogativo alla fine di una frase: e ora dove la metto? La costante dello spazio – sempre troppo poco, sempre strapieno– e la valigia che non trova mai la sua collocazione: sopra l’armadio no, sotto il letto i piumoni invernali e le coperte sottovuoto occupano tutto lo spazio disponibile (e poi, anche volendo, la valigia sarebbe troppo spessa per entrarci). In garage! Ah no, non ho un garage. L’unico posticino potrebbe essere proprio lì, accanto all’armadio, in quel piccolo anfratto ombroso mai sfruttato. Ma no, niente, anche lì non può starci.
Chiara è però una donna dalle mille risorse e questa è la sua mattina, questo è il suo momento. La sua mente inizia a partorire un’idea brillante, una visione che prende forma e si apre nella sua testa: e se questo trolley si potesse appiattire come una scatola?
ZOOM BAGS: LA VALIGIA POP-UP
Chiara si precipita verso la scrivania alla ricerca del suo blocco da disegno e della sua matita. Deve mettere subito nero su bianco ciò che le frulla in testa. Anzitutto il punto di origine: una valigia “telescopica”. che Come uno Zoom, viene in avanti e poi torna indietro, appiattendosi in base alle esigenze. Perché lo spazio è importante – Chiara lo sa bene – e una valigia che si appiattisce, che può ridurre il suo ingombro fino al 50%, può entrare dappertutto: nello spazio angusto accanto all’armadio, sotto il letto (a patto che non sia già affollato), accanto all’asse da stiro nel ripostiglio.
I trolley prendono forma: sul blocco di Chiara si rivelano valigie dal design elegante, dalle linee pulite ed essenziali. Ma non solo: ci vuole colore! Un trolley ispirato ai colori di un viaggio in Italia da nord a sud, un tributo alla natura del Belpaese e al Made in Italy. E allora eccola che immagina le vette candide delle Dolomiti, e poi attraverso il Centro, nel verde delle colline Toscane, il Mediterraneo blu, e poi più giù verso il rosso di Pompei al sole d’estate, e la Sicilia e con le sue arance succose, fino ad arrivare al nero lavico di Stromboli.
I tratti decisi impressi sulla carta del suo blocco definiscono una forma ma non danno l’idea dei materiali. E Chiara di materiali se ne intende e per lei rivestono un’importanza fondamentale: negli anni ha maturato un forte interesse per i materiali innovativi, compie ricerche costanti in particolar modo nel campo dei materiali riciclati e a basso impatto ambientale. Per i suoi trolley vuole utilizzare materiali riciclati per la maggior parte dei componenti.
Chiara ha in mano il suo blocco con le linee guida e i dettagli del suo trolley ideale!
Da qui nasce il marchio Zoom Bags di Chiara e la sua prima valigia con questo concetto, Pop-Up:
Un prodotto leggero, dal design italiano, sostenibile. E che si ripiega e si riduce.
Chiara è di nuovo di ritorno da uno dei suoi viaggi. Il suo trolley, adesso, è uno dei suoi Pop-up. Apre la porta di casa e appoggia la valigia in salotto. Non subito – si dice – domani.
Il giorno dopo Chiara è di nuovo una persona nuova ma la novità non le impedisce di dover disfare la valigia. Apre il guscio della sua Zoom Bags, apre la fodera in armonia cromatica con l’esterno e toglie le sue cose. Chiara sospira e poi sorride. Guarda la sua creazione, contenta. Chiara sa che trovarle un posto, adesso, non sarà un problema. Proprio accanto all’armadio c’è sempre quel piccolo anfratto ombroso ancora da sfruttare.